Quando si parla di “Internet of Things”, il riferimento non è tanto agli smartphone e ai computer, ma piuttosto agli oggetti che accompagnano le nostre giornate in casa, sul posto di lavoro, in giro per la città. L’Internet of Things nasce proprio da qui: connettere alla rete gli oggetti della tua quotidianità.
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Senza contare il legame con l’industria 4.0, che è resa possibile proprio dall’IoT. Se non conosci ancora la storia e i vantaggi dell’industria 4.0, clicca qui per leggere l’articolo dedicato.
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L’obiettivo di questo articolo invece è capire quali sono le potenzialità dell’Internet delle Cose per le aziende. Stiamo parlando infatti di un vero e proprio paradigma tecnologico completamente nuovo, con un potenziale infinito.
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L’impatto dell’Internet delle Cose per un’azienda può significare:
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Sono passati ormai più di vent’anni da quando è nata l’espressione “Internet of Things” (il concetto di 4.0 sarebbe nato solo 12 anni dopo). In questo ventennio, le tecnologie legate all’Internet delle Cose hanno fatto dei passi da gigante e sono entrate nella nostra quotidianità, evolvendosi in diversi ambiti. Tutto questo è partito da un semplice concetto: l’interconnessione degli oggetti intelligenti.
Per comprendere nel migliore dei modi tutto questo, questo articolo sarà diviso in diverse sezioni:
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Kevin Ahston.
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È questo il nome del papà dell’IoT. Ingegnere inglese, co-founder dell’Auto-ID Center del MIT (Massachusetts Institute of Technology), nel 1999 creò l’espressione “Internet of Things”.
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Per Internet of Things si intende quello sviluppo tecnologico grazie al quale, attraverso Internet, ogni oggetto dell’esperienza quotidiana prende identità nel mondo digitale. L’idea di base è quella degli oggetti intelligenti che sono interconnessi tra loro per poter scambiare dati e informazioni.
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Con “Internet delle Cose” si indica un insieme di tecnologie che permettono di collegare alla rete qualunque tipo di apparato. Lo scopo di queste soluzioni è sostanzialmente monitorare, controllare e trasferire informazioni per poi svolgere determinate azioni di conseguenza.
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Tradotto nel concreto, ecco alcuni esempi:
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93 milioni di oggetti connessi: questi sono i numeri dell’IoT nel Bel Paese.
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Il mercato IoT in Italia sembra non aver nemmeno risentito dell’impatto della pandemia. Parliamo di un volume d’affari pari a 6 miliardi di euro, calato solo del 3% a causa del Covid.
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Nel 2019 c’è stato un incremento del +24%, mentre nel 2018 addirittura del +35% (fonte: Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano)
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Il volume di fatturato si divide a metà:
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Dunque, come sono suddivise le 93 milioni di connessioni IoT attive in Italia?
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Ben 34 milioni sono le connessioni cellulari, mentre i restanti 59 milioni sono rappresentati da tecnologie di altro tipo, come ad esempio le reti LPWA (Low Power Wide Area, un tipo di rete di telecomunicazioni senza fili, studiata per consentire comunicazioni a lungo raggio a una bassa velocità di trasmissione), ma anche dalla componente dei servizi collegati agli oggetti connessi, con un valore di 2,4 miliardi di euro.
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Il mercato IoT italiano è dominato da 3 players:
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Un settore con un volume d’affari decisamente più basso, ovvero 140 milioni di euro, è stato però quello che ha riportato la crescita più alta, pari al +17%: parliamo della Smart Agricolture. Le tecnologie più diffuse sono quelle che consentono di controllare le attrezzature agricole e i robot che svolgono attività operativa sui campi.
In ambito industriale, le soluzioni IoT per le fabbriche hanno avuto una crescita del 10% (385 milioni di euro complessivi).
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Da segnalare anche la crescita dell’8% (in totale 560 milioni di euro), per quanto riguarda la categoria “Smart City”, con molte interessanti collaborazioni tra enti pubblici e aziende private.
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Anche la Smart Logistics ha registrato una crescita, seppur più bassa rispetto agli altri ambiti che abbiamo appena citato: 610 milioni di euro complessivi, per una crescita del +4%. Le soluzioni più diffuse sono quelle per gestire le flotte aziendali.
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In ribasso la Smart Home, che ha totalizzato “solo” 505 milioni di euro, chiudendo con una decrescita pari al -5%.
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Sicuramente l’Internet of Things è un argomento affascinante, anche solo dal punto di vista tecnico. Tuttavia, per un imprenditore ciò che conta sono i campi in cui questa tecnologia può essere applicata, allo scopo di portare più valore aggiunto al cliente finale e aumentare i profitti aziendali.
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L’Internet of Things è un paradigma che non conosce, potenzialmente, confini applicativi: tuttavia, se è vero che tutti gli oggetti possono diventare “intelligenti” (connettendosi alla rete e scambiando informazioni) è vero anche che questo processo non si sviluppa in tutti gli ambiti con la stessa velocità e la stessa semplicità.
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Soprattutto perché deve valerne la pena: la fattibilità dipende dal bilancio tra il valore dell’informazione e il costo di creazione della rete di oggetti intelligenti. In altre parole: quanto valore aggiunto può portare l’informazione che riesci ad avere grazie all’IoT? Se questo valore aggiunto è alto, allora può valer la pena investire denaro e ricerca per creare tutta l’infrastruttura.
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Ecco tutta una serie di ambiti in cui ne è valsa la pena ed è stato applicato l’IoT:
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1. Smart City
Con questo termine, ci riferiamo a strategie di pianificazione urbanistica che hanno lo scopo di migliorare la qualità della vita in città, per creare le cosiddette “Città intelligenti”. Con un focus particolare sulla soddisfazione dei bisogni più comuni dei cittadini.
Le tecnologie adottate per realizzare città intelligenti fanno in modo che gli oggetti, ovvero le infrastrutture, dialoghino con le persone. Un esempio l’abbiamo visto poco fa, con i semafori intelligenti. Ma parliamo anche di sistemi innovativi per la gestione e lo smaltimento dei rifiuti e diverse innovazioni ambientali, energetiche e urbanistiche.
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2. Smart Manufacturing
Quando parliamo Smart Manufacturing, ci riferiamo all’industria 4.0. Oggi questo settore è uno dei più maturi. L’applicazione della tecnologia e del digitale al mondo dell’industria, nata in Germania, ha trovato terreno fertile anche in Italia, con dei volumi di fatturato che superano il miliardo di euro.
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3. Smart Building/Home
Qui parliamo di case intelligenti ed edifici intelligenti. Sono le due facce della stessa medaglia: lo Smart Building si rivolge al B2B, mentre lo Smart Home si rivolge al privato.
L’esempio più efficace di casa intelligente è il controllo a distanza dei riscaldamenti e del condizionatore. Ma anche i sensori che rilevano la presenza di esseri umani all’interno della casa.
Per quanto riguarda invece gli edifici intelligenti, parliamo soprattutto di palazzi ed uffici commerciali, dotati di oggetti che interagiscono con l’ambiente interno e l’ambiente esterno.
Collegato a questo, c’è anche il tema della Smart Energy, che porta con sè tante soluzioni innovative per migliorare l’efficienza energetica delle case, degli edifici e degli impianti industriali.
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4. Smart Mobility
Qui parliamo di mobilità: argomento fondamentale che sposta gli equilibri, per quanto riguarda la qualità della vita all’interno della città. È una componente imprescindibile per una vera Smart City: non esiste città intelligente senza la mobilità intelligente.
Le aziende che stanno investendo denaro importante in questo ambito sono molte, perché non riguarda solamente il mondo delle automobili, ma anche il mondo dei trasporti pubblici. Negli ultimi anni sono cresciute in modo importante le applicazioni dell’IoT al mondo ferroviario.
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5. Smart Agriculture
Se parliamo di ottimizzare e migliorare la qualità della vita, non può mancare l’argomento dell’impatto ambientale. Sì, l’Internet delle Cose può portare dei vantaggi importantissimi anche sotto questo punto di vista.
Viene principalmente chiamata “Smart Agricolture” (a volte anche “Agrifood”) ed è uno degli ambiti con più opportunità di sviluppo, ma attualmente con poca offerta di soluzioni tecnologiche.
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Alla luce di quello che ci siamo detti in questo articolo, ormai è chiaro che l’IoT permette di connettere a Internet gli oggetti, rendendoli intelligenti e smart.
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E questo non si applica solamente agli oggetti di uso quotidiano, di cui abbiamo fatto alcuni esempi nel corso di questo articolo. L’IoT ha rivoluzionato anche il modo in cui gli oggetti vengono prodotti, conducendo dritti alla quarta rivoluzione industriale: la 4.0.
Dopo la macchina a vapore, la catena di montaggio e l’automazione derivante dall’informatica, è arrivato il momento di una nuova svolta nella produzione industriale.
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Grazie ai CPPS (“Sistemi di produzione cyber-fisici”), il mondo reale e il mondo virtuale vanno di pari passo nella produzione industriale. I sistemi cyber-fisici sono macchine intelligenti connesse a Internet, che hanno un potere particolare: sono in grado non solo di interagire tra di loro, ma anche con gli esseri umani.
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È proprio questo il motivo per il quale l’industria 4.0 ha un grandissimo impatto umano, grazie allo scambio, in tempo reale, delle informazioni che possono migliorare la qualità produttiva e ridurre gli sprechi. Questo mette il personale di qualunque azienda nelle condizioni di poter lavorare in modo più sereno, riducendo al massimo il margine di errore.
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Chi adotta l’industria 4.0 ai propri processi produttivi, ha dei vantaggi non indifferenti:
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L’Internet of Things è la base fondamentale dell’Industria 4.0, che costituirà, senza ombra di dubbio, il punto di partenza per lo sviluppo industriale in un mondo sempre più informatizzato e digitalizzato.
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Le stime riguardo l’impatto della 4.0 raccontano di una crescita media di efficienza produttiva del 40%. Per la maggior parte delle aziende italiane, sarebbe un cambio epocale. Per questo motivo, da imprenditore non puoi assolutamente fare a meno di valutare se la tua azienda può evolversi da questo punto di vista.
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All’interno di Punto Com Group esiste una divisione interamente dedicata all’industria 4.0, che potrà aiutarti a capire:
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